Il nome di un soldato della Grande Guerra, inciso sul monumento ai Caduti del suo paese era generalmente indice che la sua guerra l’avesse fatta con onore, e che in qualche modo non fosse incappato nelle maglie della giustizia militare. Si può quindi immaginare quale sorpresa abbia colto il Comune di Pontelongo quando ha scoperto che, nell’elenco di nomi del monumento che svetta sulla grande piazza del paese, è presente quello di un soldato morto fucilato come disertore.
Che non si tratti di un errore lo ha confermato il recupero della sentenza del tribunale militare che lo ha giudicato. Ecco, però, in breve, la storia.
Il soldato nasce a Bovolenta il 26 luglio 1886, ma si trasferisce in seguito a Pontelongo con la sua famiglia. Fa il bracciante, sa leggere e scrivere e ha qualche problema con la giustizia. Il 1° maggio del 1916, infatti, viene richiamato alle armi, chiamata a cui non può rispondere immediatamente «perché detenuto in carcere per espiazione della pena di anni uno e mesi nove di reclusione». Scontata la pena, viene arruolato il 1° gennaio 1917 e assegnato all’8° reggimento Alpini. Il 30 gennaio è in zona di guerra.
La sua guerra procede tra le montagne, seguendo le tracce del suo reggimento. L’11 marzo 1918, viene ricoverato all’ospedale da campo 202 per una malattia non precisata. Il 18 dello stesso mese viene dimesso ma non rientra al battaglione, venendo così dichiarato disertore il giorno seguente. Dopo quasi un mese di latitanza viene arrestato, proprio a Pontelongo, dai Carabinieri presso la sua famiglia il 10 aprile. Il 2 maggio è trasferito alle carceri del 29° Corpo d’Armata, nelle quali resta fino al 6 giugno, giorno in cui si svolge il processo. L’imputato «a propria giustificazione nulla fa addurre, ammettendo di aver commesso il fatto senza plausibili motivi».
La condanna emessa sarà per la massima pena.
Tra le motivazioni della sentenza data dai giudici vi è naturalmente il commento riguardo gravità del fatto, l’assenza ingiustificata dal reparto in zona di operazioni per un tempo prolungato, i quanto non tornare al proprio posto «mette in grave pericolo non solo il servizio militare ma anche la stessa Compagnia del reparto che specie se di prima linea, ha necessità assoluta ed imprescindibile che tutti i suoi componenti siano al loro posto onde poter assolvere alla loro destinazione. È per la esistenza stessa della compagine militare (…) che la Legge reprime severamente il reato di cui si discute».
Viene in seguito respinta una domanda di grazia e la sentenza è eseguita il 5 luglio 1918.
Da qui ha inizio un particolare percorso della memoria. Nel Libro dei morti della parrocchia di Pontelongo viene riportata la sua data di morte, senza fare accenno al procedimento penale e alla fucilazione, ma indicandola semplicemente come morte avvenuta in combattimento. I legami familiari della sorella con membri importanti della società del piccolo paese, non che il disonore che avrebbe colpito il paese intero, soprattutto in epoca fascista, se si fosse saputo della presenza di un fucilato tra i suoi caduti; ha probabilmente indotto le gerarchie pontelongane ad abbracciare la linea del registro parrocchiale, ovvero quella della morte in combattimento. Da qui l’inserimento nelle liste del monumento.
Questa documentazione, insieme ad altra raccolta e pubblicata nel libro: Caduti nell’oblio, ha fatto avanzare l’ipotesi che, assieme alla volontà di sottrarre all’emarginazione la famiglia del fucilato (non bisogna dimenticare che erano previsti pesanti provvedimenti per la famiglia dei disertori che avrebbero finito per ricadere anche sulla comunità paesana), ci sia la volontà di mantenere integra la comunità sia dal punto di vista sociale che politico, mostrandosi alla nuova nazione che nasceva con l’orgoglio della propria appartenenza e del tributo di sangue offerto dai propri cittadini al compimento del sogno nazionale.
Un approfondimento di questa vicenda si trova nel volume:
Lisa Bregantin, Caduti nell’oblio. I soldati di Pontelongo scomparsi nella Grande Guerra, Nuovadimensione, Portogruaro 2003
Per un approfondimento sulla giustizia militare nella Grande Guerra:
Enzo Forcella, Alberto Monticone, Plotone di esecuzione. I processi della prima guerra mondiale, Laterza, Bari 1998
Marco Pluviano, Irene Guerrini , Le fucilazioni sommarie nella prima guerra mondiale, Gaspari, Udine 2004
Lascia un commento