Gli ultimi giorni, uno studio di Alberto Di Gilio

L'entrata dei delegati Austroungarici a villa Giusti

Alberto Di Gilio
Gli ultimi giorni – L’Armistizio di Villa Giusti. La Vittoria. La fine di un impero.
Gino Rossato editore, pag. 128, euro 17,50

Prosegue il percorso di studio di Alberto Di Gilio, ricercatore storico appassionato di Grande Guerra, sul primo conflitto mondiale del Novecento. Che stavolta si impegna a ripercorrere l’ultimo mese di guerra: non tanto dal punto di vista del campo di battaglia quanto da quello dei luoghi della diplomazia e in particolare di ciò che accadde nei giorni delle trattative a villa Giusti, nei pressi di Padova. Ne nasce un volume molto documentato, come di consueto, ricco di citazioni e di spunti utili ad approfondire i frenetici ultimi giorni che permisero all’Italia di uscire vincitrice, e che furono la premessa della dissoluzione dell’impero Austroungarico.

Non serve dire che la lettura, nonostante la mole delle informazioni contenute in “solo” 128 pagine, procede spedita e il testo non è affatto riservato agli storici, ma può benissimo essere affrontato da appassionati, curiosi e, perché no, da studenti in cerca di un argomento per una bella tesina. La “narrazione” inizia virtualmente il 4 ottobre, quando il Comando supremo austroungarico, ormai certo della sconfitta anche se non del tutto conscio del livello disastroso delle proprie truppe al fronte italiano, nomina una Commissione d’armistizio, confidando in una veloce e non troppo dolorosa pace con lo storico nemico e sperando di poter comunque difendere la compattezza dell’impero. Contava infatti di bloccare intanto le ostilità e di trattare le condizioni di pace in un secondo momento, da una situazione comunque di guadagno territoriale – quello successivo alla ritirata italiana di Caporetto, giusto un anno prima – e con la concessione di retrocedere ai confini prebellici. Un “nulla di fatto”, quindi, che dopo anni di conflitto e milioni di morti l’Italia non poteva accettare, gli alleati nemmeno e persino la Germania ostacolava.

Le cose precipitarono dopo il 24 ottobre, con l’inizio della controffensiva finale italiana iniziata proprio nell’anniversario di Caporetto: la cronaca racconta i continui contatti, cambi di opinione, discussioni su entrambi i fronti, prima e dopo l’arrivo dei plenipotenziari austroungarici al fronte per trattare la resa, fino alle ultime frenetiche e tragiche ore, e forse anche minuti, in cui Badoglio minacciò di mandare all’aria tutto di fronte alle piccate rimostranze del capitano di corvetta Zwierkowski. Il trattato fu alla fine sottoscritto alle ore 18:oo, per altri alle 18:40, del 3 novembre 1918: poco importa, il cessate alle armi fu fissato alle ore 15:00 del 4 novembre. Nel frattempo, era arrivata la raggelante – per gli austroungarici – notizia che l’esercito italiano era entrato a Trento e a Trieste.

Nel volume, come appendice, si trovano i testi dei Bollettini della Vittoria e la copia del Trattato d’Armistizio conservato al Museo della Terza Armata di Padova. Notevole l’apparato fotografico con immagini d’epoca anche rare.

Emanuele Cenghiaro

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