Ricordi di famiglia: il bisnonno Emilio Prai

Il mio bisnonno materno si chiamava Emilio Prai. Èra nato l’11 aprile del 1898 a Sant’Anna Morosina, un piccolo comune in provincia di Padova; era il primo di quindici figli. Emilio e la sua numerosa famiglia abitavano in un casolare con il tetto di paglia. Erano molto poveri; per vivere lavoravano la terra di un padrone: erano mezzadri. Emilio frequentò la scuola fino alla terza elementare per poter aiutare il papà a lavorare nei campi. È stato chiamato alle armi all’età di 17 anni, per combattere la Prima Guerra Mondiale.

Ricordi di famiglia-Prai-1Luglio 1915: parte dalla stazione ferroviaria di Villa Del Conte diretto presso la caserma di Palmanova (Gorizia). Ha combattuto sul Monte Santo, un monte oggi sloveno a nord est di Gorizia, per parecchio tempo. Aveva il compito di portaordini, quindi andava strisciando per terra da una trincea ad un’altra per consegnare gli ordini dei suoi superiori. Quando si combatteva, lui e i suoi compagni erano in mezzo al fango; di notte, per dormire un po’ all’asciutto, mettevano sul fondo delle trincee dei rami di pino. Non si lavavano quasi mai ed erano pieni di pidocchi.
Fu ferito da una granata alla coscia destra, la sera prima della disfatta di Caporetto; fu portato all’ospedale di Milano, senza essere medicato e lavato; da lì fu trasferito a Genova e, subito dopo, a Perugia. Quando gli tolsero i vestiti, aveva il corpo ricoperto da piaghe causate dai pidocchi; i suoi vestiti vennero bruciati; fu medicato e curato senza anestesie, perchè non c’erano medicinali a sufficienza e si tenevano per i più gravi.
Dopo due mesi guarì e fu mandato a combattere sul Monte Grappa fino ai primi mesi del 1918. Partì con il proprio reggimento, come supporto, verso il confine tra l’Italia e l’Austria e rimase fino alla fine della guerra. Finita la guerra si mise, come molti sopravvissuti, in cammino verso casa; a Cortina trovarono rifugio per dormire in una stalla. Durante il cammino hanno trovato una campana e l’hanno consegnata al parroco, la campana di Santa Ornella; poi sono tornati a casa per Trento.

Ricordi di famiglia-Prai-2Tornato dalla sua famiglia, Emilio proseguì la sua vita da contadino. Nonostante i suoi vent’anni, la guerra lo aveva fatto maturare in fretta, lasciando dei segni e dei brutti ricordi, che spesso, trovandosi con i suoi coetanei di paese, condivideva. Nel 1926 si sposò e si trasferì con tutta la sua numerosa famiglia nel fabbricato San Nicolò di proprietà della famiglia dei conti Cittadella-Vigodarzere, sempre a Sant’Anna Morosina, dove lavoravano anche lì come mezzadri. Ebbe cinque figli; nel 1940 fu chiamato a combattere la Seconda Guerra Mondiale, ma tornò dopo sei mesi perché era padre di cinque figli. In questa seconda guerra ha visto i suoi fratelli minori partire e tornare dopo anni.
Durante la Seconda Guerra Mondiale una parte del fabbricato, dove abitavano, era diventata una officina tedesca, quindi dovevano convivere con dei giovani soldati tedeschi con i quali erano diventati amici. La sera si radunavano nella stalla, dove facevano il filò, cioè si trovavano tutti insieme a raccontare; quando sentivano il rombo degli aerei dovevano oscurare le finestre, coprire l’aratro, specie con la Luna piena che ne rifletteva la presenza, oppure scappare con i bambini nei campi. Nella ritirata del 29 aprile 1945, i Tedeschi fecero un rastrellamento: partirono da San Giorgio in Bosco e arrivarono a Sant’Anna Morosina; era una domenica mattina, arrivarono al fabbricato San Nicolò, dove i Tedeschi erano convinti che fossero nascosti dei partigiani, per cui cominciarono a mitragliare le finestre, appiccarono il fuoco; portarono via molti del paese, tra cui il mio bisnonno, mio nonno e mio zio di 15-16 anni: solo donne e bambini furono risparmiati. Dopo aver tolto ai prigionieri le scarpe con calci e pugni, li avviarono verso San Martino di Lupari; strada facendo i Tedeschi entravano nelle case e facevano prigionieri tutti gli uomini. Sempre con le mani alzate, proseguirono a piedi lungo la strada; chi parlava veniva fucilato.
Il mio bisnonno pensava che era arrivata la fine per tutti loro, anche se cercava di incoraggiare i figli. Arrivati a San Martino di Lupari e messi al muro, un ufficiale tedesco, che lavorava nell’officina San Nicolò, si accorse dei miei parenti e andò a chiedere spiegazioni: dopo aver parlato con un superiore, grazie a quell’ufficiale tedesco, il bisnonno, mio nonno e mio zio furono liberati. Tornarono a casa a piedi senza scarpe, nascondendosi, talvolta, dentro i fossati, nei campi, per paura di incrociare ancora i Tedeschi in ritirata. Giunti a Sant’Anna Morosina, si diressero a casa, ormai bruciata, ma tutti erano salvi. Il giorno dopo seppero che i compagni prigionieri erano stati tutti fucilati sulla strada per Castel di Godego.

Ricordi di famiglia-Prai-3In seguito il mio bisnonno, dopo anni, si trasferì a Villa Del Conte dove morì il 26 gennaio 1990, all’età di 92 anni. La sua volontà era quella di essere sepolto nel suo paese di origine, Sant’Anna Morosina, dove ora riposa; sulla sua lapide è incisa l’onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto. Fu decorato con la Medaglia d’oro al valore e proclamato Cavaliere di Vittorio Veneto combattente della Grande Guerra il 30 giugno 1968, mentre il 21 agosto 1970 fu decorato nuovamente con la Croce di guerra della Prima guerra mondiale.

(Veronica Cecchinato, classe III A della scuola secondaria I° Dante Alighieri di Villafranca Padovana; coordinatrice dell’elaborato prof.ssa Barbara Bettini: quanto riportato è stato raccontato dal nonno materno di Veronica, figlio di Emilio Prai)

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