Il capitano Gino Pediconi nel padovano, due foto della collezione Molon

Ringraziamo Giacomo Molon, collezionista fotografico e appassionato della Grande guerra, per avere contribuito al nostro sito con queste due immagini. Si tratta di fotografie che ritraggono il capitano Gino Pediconidel 139° Reggimento Brigata Bari.

La prima foto ritrae l’ufficiale in licenza a Padova, in corso del Popolo.

Padova Teatro del Corso

La successiva è stata scattata a Cittadellareca la didascalia “A Cittadella per l’Altopiano” e la firma autografa dello stesso ufficiale.

Altopiano.

«L’altopiano in questione è quello di Asiago – spiega Giacomo Molon – ed è stata scattata nei giorni immediatamente successivi allo sfondamento austriaco della strafxedition. La “Bari”, in linea sul Carso con altre brigate, fu spostata di gran fretta ad arginare l’offensiva e proprio durante quel trasferimento fu evidentemente scattata la foto».

 

4 commenti

  1. qui di seguito alcune ulteriori notizie riguardo il capitano Gino Pediconi, nonno Gino:
    In guerra partecipò alle battaglie dell’Isonzo, alla conquista del monte Sabotino e, a carattere del tutto…personale, al comando della sua compagnia…espugnò il monte Melino…abbandonato dagli Austriaci.
    Andò così: lui, essendo a ridosso di quelle alture, si era accorto del ripiegamento del nemico a piccoli gruppi, quasi alla chetichella e, con operazioni esplorative, aveva assodato tale stato di cose. Ma il comando da cui dipendeva, trovandosi lontano dalla zona, la pensava diversamente. Finì per concedere a mio padre il permesso di partire…all’attacco, dopo che questi se ne ebbe assunta ogni responsabilità.

    Fu nel territorio del Carso e del Vodice ed in seguito fu tra i reparti che vennero distaccati da quelle zone per andare a rinforzare le truppe dell’Altopiano di Asiago, minacciate dalla massiccia offensiva nemica, la Strafexpedition del maggio 1916, che si prefiggeva lo scopo di infliggere al nostro esercito un duro colpo e punirlo così per aver tradito la triplice alleanza.
    Operò sui versanti dell’Ortigara, del Pasubio, dello Zebio, finchè, presa la malaria, fu mandato a farsi curare sulla nave ospedale “ Gradisca “ navigante sulle azzurre acque del Lago di Garda. Per la convalescenza fu spedito in …Libia e precisamente in Cirenaica e così alle varie centinaia di foto scattate sui vari teatri di guerra nazionali si andarono ad aggiungere le molte immagini coloniali che impressero alla raccolta fotografica una certa nota di esoticità.

  2. In guerra partecipò alle battaglie dell’Isonzo, alla conquista del monte Sabotino e, a carattere del tutto…personale, al comando della sua compagnia…espugnò il monte Melino…abbandonato dagli Austriaci.
    Andò così: lui, essendo a ridosso di quelle alture, si era accorto del ripiegamento del nemico a piccoli gruppi, quasi alla chetichella e, con operazioni esplorative, aveva assodato tale stato di cose. Ma il comando da cui dipendeva, trovandosi lontano dalla zona, la pensava diversamente. Finì per concedere a mio padre il permesso di partire…all’attacco, dopo che questi se ne ebbe assunta ogni responsabilità.

    Fu nel territorio del Carso e del Vodice ed in seguito fu tra i reparti che vennero distaccati da quelle zone per andare a rinforzare le truppe dell’Altopiano di Asiago, minacciate dalla massiccia offensiva nemica, la Strafexpedition del maggio 1916, che si prefiggeva lo scopo di infliggere al nostro esercito un duro colpo e punirlo così per aver tradito la triplice alleanza.
    Operò sui versanti dell’Ortigara, del Pasubio, dello Zebio, finchè, presa la malaria, fu mandato a farsi curare sulla nave ospedale “ Gradisca “ navigante sulle azzurre acque del Lago di Garda. Per la convalescenza fu spedito in …Libia e precisamente in Cirenaica e così alle varie centinaia di foto scattate sui vari teatri di guerra nazionali si andarono ad aggiungere le molte immagini coloniali che impressero alla raccolta fotografica una certa nota di esoticità.

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